Villa Castelbarco Albani
Poche e incerte sono le notizie che si hanno di questa stupenda villa.
A tutt’oggi si sa solo che la villa, nata come dimora di campagna, risale alla metà del 1700.
Da dimora rustica, centro di una fiorente azienda agricola, divenne, sul finire del 1700, “villa di delizie”. Infatti, in quel periodo, Casciago si stava trasformando in luogo di villeggiatura per la nobiltà e la ricca borghesia milanese.
Dalla metà del 1700 fino al 1774 la villa fu di proprietà della famiglia di Marziale Bianchi e la sua superficie di quasi cinque ettari e mezzo, era interamente coltivata.
Il 21 luglio 1774 la proprietà venne ceduta alla famiglia Bianchi D’Adda e la superficie venne estesa comprendendo anche i due ettari di terreno confinanti con la proprietà, che erano già posseduti dalla famiglia Bianchi D’Adda.
In questo periodo Varese divenne feudo di Francesco d’Este, duca di Modena, diventando così luogo alla moda dedito a ricevimenti e battute di caccia. Nuove ville vennero edificate ed i Bianchi D’Adda dettero alla loro proprietà un aspetto più coerente alla moda del momento e più consona al loro ceto sociale.
Nel 1794 i Bianchi D’Adda cedettero la proprietà al conte Paolo Andreani di Milano.
Personaggio singolare, amante del lusso, dei viaggi e del gioco d’azzardo, perennemente coperto di debiti muore in miseria a Nizza nel 1823. La villa fu ereditata dal fratello Gian Mario e fu messa all’asta nel 1803.
Paolo Andreani vuole una villa estremamente lussuosa e degna del suo rango, ed pare incarichi l’arch. Leopold Pollack di elaborare un progetto. Non ci sono attendibili fonti storiche che però confermino questa ipotesi, anche se l’architetto era molto amico della madre del conte Andreani, la nobildonna Cecilia Sormani. Pollack (Vienna 1751 – Milano 1806) progettò a Milano la Villa Belgioioso, oggi Villa Reale, e il giardino all'inglese a essa annesso (1793), mentre a Varese progettò la facciata di San Vittore (1791).
Nel 1806, tre anni dopo la sua messa all’asta, la villa venne acquistata dai Ballabio, che ne restarono proprietari fino al 1867.
I Ballabio sono una famiglia della ricca borghesia milanese e per loro la villa è perfetta: è relativamente vicina a Milano ed è luogo ideale per la villeggiatura. La villa viene ristrutturata partendo dal progetto forse elaborato dal Pollack.
Il 10 maggio del 1867 la villa venne acquistata dai Castelbarco Albani, che ne rimarranno proprietari fino al 1960. Infatti negli anni sessanta il Comune di Casciago acquista due piani della villa, la “casa di guardaportone” e, negli anni ottanta, anche le ex-scuderie.
I Castelbarco Albani, nei quasi cento anni in cui ne furono proprietari, apportarono delle modifiche alla villa, ed edificarono anche una nuova costruzione: sulla strada che porta a Varese, proprio all’inizio del grande viale che conduce alla villa, sorge la Portineria, fatta costruire da Carlo Castelbarco Albani. E’ una piccola costruzione con pianta a croce greca ed un’architettura in tutto simile a quella della villa, compresi gli stemmi della famiglia Castebarco Albani. A tutt’oggi la portineria mantiene la stessa destinazione ma espleta la sua funzione per le ville private sorte nel parco a seguito di lottizzazione.
Giungendo all’odierna entrata della villa, ora sede del municipio e della scuola elementare, si può notare sul lato sinistro la “casa di guardaportone”, realizzata dai Ballabio e ammodernata dai Casterbarco Albani. Per uniformarne lo stile con quello della villa, vengono apposti gli stessi motivi decorativi con semplici modanature. La “casa di guardaportone” è oggi sede della biblioteca.
Sull’altro lato dello “stradone” vi sono invece le scuderie, sempre in stile, che oggi ospitano l’ufficio postale.
La villa, così come la vediamo oggi, è frutto di grandi interventi voluti dai Catelbarco Albani: fu innanzitutto realizzato il terrazzo panoramico, con una balaustra di pietra a colonnine che perimetra tutto il palazzo. Successivamente vennero aperte cinque porte finestre al secondo piano e venne realizzato, su ciascuna delle tre facciate, un balcone molto sporgente davanti alla porta-finestra centrale.
La sporgenza del balcone viene ripresa dalle scalinate che conducono dalla villa al parterre; i gradini sono arrotondati ed hanno forme sinuose; tutte le porte-finestre vengono poi contornate con modanature.
Vennero poi aggiunte bellissime edicole in ferro battuto in stile liberty.
All’interno si può ammirare il meraviglioso salone di rappresentanza, completamente rivolto ad occidente, che si affaccia sul parterre grazie alle tre porte-finestre; tutte le porte del salone, comprese le porte-finestre, sono contornate da lesene (pilastri lievemente sporgenti dal muro); finti marmi in stile pompeiano rivestono le pareti; il soffitto è realizzato in stucco candido, a riquadri geometrici con motivi a rosetta.
La medesima riquadratura geometrica che esalta e scandisce gli stessi motivi a rosetta del soffitto viene ripetuta sul pavimento in mosaico realizzato in marmo con diversi colori.[1]
[1] Nicodemi F., “Una villa e il suo giardino dialogano con la storia . Villa Castelbarco Albani a Casciago di Varese”; ed. Liceo Artistico “Frattini”, Varese, 2006
A tutt’oggi si sa solo che la villa, nata come dimora di campagna, risale alla metà del 1700.
Da dimora rustica, centro di una fiorente azienda agricola, divenne, sul finire del 1700, “villa di delizie”. Infatti, in quel periodo, Casciago si stava trasformando in luogo di villeggiatura per la nobiltà e la ricca borghesia milanese.
Dalla metà del 1700 fino al 1774 la villa fu di proprietà della famiglia di Marziale Bianchi e la sua superficie di quasi cinque ettari e mezzo, era interamente coltivata.
Il 21 luglio 1774 la proprietà venne ceduta alla famiglia Bianchi D’Adda e la superficie venne estesa comprendendo anche i due ettari di terreno confinanti con la proprietà, che erano già posseduti dalla famiglia Bianchi D’Adda.
In questo periodo Varese divenne feudo di Francesco d’Este, duca di Modena, diventando così luogo alla moda dedito a ricevimenti e battute di caccia. Nuove ville vennero edificate ed i Bianchi D’Adda dettero alla loro proprietà un aspetto più coerente alla moda del momento e più consona al loro ceto sociale.
Nel 1794 i Bianchi D’Adda cedettero la proprietà al conte Paolo Andreani di Milano.
Personaggio singolare, amante del lusso, dei viaggi e del gioco d’azzardo, perennemente coperto di debiti muore in miseria a Nizza nel 1823. La villa fu ereditata dal fratello Gian Mario e fu messa all’asta nel 1803.
Paolo Andreani vuole una villa estremamente lussuosa e degna del suo rango, ed pare incarichi l’arch. Leopold Pollack di elaborare un progetto. Non ci sono attendibili fonti storiche che però confermino questa ipotesi, anche se l’architetto era molto amico della madre del conte Andreani, la nobildonna Cecilia Sormani. Pollack (Vienna 1751 – Milano 1806) progettò a Milano la Villa Belgioioso, oggi Villa Reale, e il giardino all'inglese a essa annesso (1793), mentre a Varese progettò la facciata di San Vittore (1791).
Nel 1806, tre anni dopo la sua messa all’asta, la villa venne acquistata dai Ballabio, che ne restarono proprietari fino al 1867.
I Ballabio sono una famiglia della ricca borghesia milanese e per loro la villa è perfetta: è relativamente vicina a Milano ed è luogo ideale per la villeggiatura. La villa viene ristrutturata partendo dal progetto forse elaborato dal Pollack.
Il 10 maggio del 1867 la villa venne acquistata dai Castelbarco Albani, che ne rimarranno proprietari fino al 1960. Infatti negli anni sessanta il Comune di Casciago acquista due piani della villa, la “casa di guardaportone” e, negli anni ottanta, anche le ex-scuderie.
I Castelbarco Albani, nei quasi cento anni in cui ne furono proprietari, apportarono delle modifiche alla villa, ed edificarono anche una nuova costruzione: sulla strada che porta a Varese, proprio all’inizio del grande viale che conduce alla villa, sorge la Portineria, fatta costruire da Carlo Castelbarco Albani. E’ una piccola costruzione con pianta a croce greca ed un’architettura in tutto simile a quella della villa, compresi gli stemmi della famiglia Castebarco Albani. A tutt’oggi la portineria mantiene la stessa destinazione ma espleta la sua funzione per le ville private sorte nel parco a seguito di lottizzazione.
Giungendo all’odierna entrata della villa, ora sede del municipio e della scuola elementare, si può notare sul lato sinistro la “casa di guardaportone”, realizzata dai Ballabio e ammodernata dai Casterbarco Albani. Per uniformarne lo stile con quello della villa, vengono apposti gli stessi motivi decorativi con semplici modanature. La “casa di guardaportone” è oggi sede della biblioteca.
Sull’altro lato dello “stradone” vi sono invece le scuderie, sempre in stile, che oggi ospitano l’ufficio postale.
La villa, così come la vediamo oggi, è frutto di grandi interventi voluti dai Catelbarco Albani: fu innanzitutto realizzato il terrazzo panoramico, con una balaustra di pietra a colonnine che perimetra tutto il palazzo. Successivamente vennero aperte cinque porte finestre al secondo piano e venne realizzato, su ciascuna delle tre facciate, un balcone molto sporgente davanti alla porta-finestra centrale.
La sporgenza del balcone viene ripresa dalle scalinate che conducono dalla villa al parterre; i gradini sono arrotondati ed hanno forme sinuose; tutte le porte-finestre vengono poi contornate con modanature.
Vennero poi aggiunte bellissime edicole in ferro battuto in stile liberty.
All’interno si può ammirare il meraviglioso salone di rappresentanza, completamente rivolto ad occidente, che si affaccia sul parterre grazie alle tre porte-finestre; tutte le porte del salone, comprese le porte-finestre, sono contornate da lesene (pilastri lievemente sporgenti dal muro); finti marmi in stile pompeiano rivestono le pareti; il soffitto è realizzato in stucco candido, a riquadri geometrici con motivi a rosetta.
La medesima riquadratura geometrica che esalta e scandisce gli stessi motivi a rosetta del soffitto viene ripetuta sul pavimento in mosaico realizzato in marmo con diversi colori.[1]
[1] Nicodemi F., “Una villa e il suo giardino dialogano con la storia . Villa Castelbarco Albani a Casciago di Varese”; ed. Liceo Artistico “Frattini”, Varese, 2006